Questo significa che non si tratta di modelli rigidi né fortemente influenzati dalla teoria di riferimento, ma invece dalle caratteristiche del problema da risolvere. Già Schopenhauer aveva evidenziato l’influenza esercitata dalla teoria e dai modelli assunti nella relazione del soggetto con la realtà che si trova a gestire. “Sono le teorie che determinano ciò che possiamo osservare” affermava Einstein già negli anni ’30. Nell’approccio strategico evoluto, al contrario, il presupposto fondamentale è la rinuncia a qualsiasi teoria forte che stabilisca a priori la strategia di intervento. In quest’ottica si evita di dare una definizione della natura delle cose e, di conseguenza, di determinare una modalità di intervento definitiva e universale. Il primo passo sarà quello di evitare posizioni deterministe fin dalla prima osservazione della realtà su cui si dovrà intervenire. Innanzitutto è importante evitare il porsi la domanda del “perchè”. Tale tipo di domanda, infatti, implica l’esistenza di un processo di casualità lineare alla base dei fenomeni, e rimanda dunque a una teoria di riferimento forte in grado di spiegare il perché delle cose, che noi rifiutiamo. In base a quanto detto, sostituiremo la domanda perché con quella del come funziona. Da qui è possibile la costruzione e l’applicazione di una strategia, che contenga i seguenti presupposti: 1. la strategia deve adattarsi al problema e alle persone (non viceversa); 2. la strategia deve mirare a piccoli cambiamenti all’interno del sistema; 3. la strategia deve essere comunicata utilizzando il linguaggio e la logica delle persone coinvolte nel processo di cambiamento; 4. la strategia deve essere modificata qualora i risultati fossero insoddisfacenti.